Parola Narrata

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3.4 - La narrazione in famiglia

"La narrazione familiare è scambio di storie ed esperienze, aiuta a discutere i problemi familiari e fa crescere i figli"

Nel contesto sociale della famiglia dovrebbero sempre essere presenti un tempo per trasmettere le pure informazioni, un tempo per comunicare e un altro per narrare. Queste tre forme non sono uguali e hanno caratteristiche proprie; e per rendere efficaci le prime due è necessaria la presenza dell’ultima.

Narrare una storia è sempre qualcosa di più che comunicare un’informazione, la quale ha un tempo di trasmissione e ricezione breve. Una storia narrata ha caratteristiche particolari e richiede tempo per essere trasmessa. Narrare richiede di raccontare gli antefatti, l‘ambiente nel quale si svolge la vicenda e gli attori che la popolano. Il racconto ha pure la caratteristica di coinvolgere l’ascoltatore immergendolo nella storia come fosse presente al fatto.

  • «É il raccontarsi a vicenda quanto si vive, giorno dopo giorno, la ragione stessa del nostro cercarci e ritrovarci. Per stare meglio insieme, grazie all’attesa di chi, in una vera reciprocità vissuta, saprà tornare a casa (quasi) sempre con una nuova storia. Con la voglia e la gioia (o la pena) di non tenerci all’oscuro di quanto, fuori della dimora, gli sia accaduto di incontrare».1

La bravura del narratore sta nel raccontare una storia con gratuità creando un clima disteso. Il bello dell’ascoltare sta nel sentirsi liberi di poter aprire la mente alla fantasia. Quei bambini che sono educati dai genitori in un clima narrativo, avranno già ricevuto una grande formazione pedagogica e, seppure non saranno evitabili i contrasti adolescenziali o della età adulta nelle relazioni interne, sicuramente i legami si manterranno più stretti. Attraverso la narrazione io sottintendo che l’altro è importante per me, dimostro un amore affettivo, che vuole comunicare qualcosa di me. Il racconto ha pure il compito di discutere dei problemi familiari, di approfondire la conoscenza d’ognuno, di rassicurare e trasmettere usi, costumi e cultura, d’intrattenersi affabilmente.

Lo scambio di storie tra persone fa bene alla nostra psiche. E quando uno scambio da convenzionale diventa rituale, allora si genera l’aspettativa. Il luogo e il tempo della narrazione è atteso e se non si verifica perché il papà è al lavoro e non può raccontare la storiella domenicale o perché il fratello più grande è in camera a studiare, ci si sente mancanti. Nel momento in cui la comunità familiare perde il gusto del raccontarsi, quando si priva a qualcuno il bisogno della narrazione, sorgono patologie, e malesseri esistenziali: la famiglia si ammala.

Lo scambio di esperienze e lieti eventi non è un amore «ad uso delle proprie convenienze». Rischiamo delle volte di vedere nell’altro «caratteristiche e modalità» che «sono solo proiezioni dei nostri desideri e bisogni»2, l’amore per il partner o per il figlio o la figlia si traducono in un amore a nostro uso e consumo. Nel linguaggio è evidentissimo quest’amore distorto, quando si tenta di imporre il proprio punto di vista senza considerare se esso è valido, se è coerente con la reale richiesta o problema che si pone in famiglia oppure no. Pretendere di affermare il proprio punto di vista, sempre e a qualsiasi costo, rende problematica la comunicazione verbale e la mette a serio rischio: essa può interrompersi definitivamente. Si deformano i rapporti tra i membri della famiglia, si esasperano le relazioni e si coltiva, latente, un malessere che può sfociare in rancore o desiderio di rivalsa: si sacrifica «ciò che poteva essere» di buono. Il rischio è di negare

  • «il diritto dei nostri simili ad essere rispettati per ciò che sono, senza divenire personaggi di progetti che stanno nella testa altrui».3

Accanto alla narrazione orale, incontriamo la narrazione scritta (ricordiamo che anch’essa è parola), la quale ha una sua importanza non trascurabile. Le storie raccolte in un diario, lo scambio di lettere4 durante il fidanzamento, le lettere che il marito in giro per il mondo a sbrigare gli affari dell’azienda invia alla moglie e ad ogni figlio, sono quella memoria storica da conservare gelosamente perché fanno senso di appartenenza, alimentano e irrobustiscono le radici della propria storia di essere appartenente all’umanità, addirittura. Adottare un diario di famiglia nel quale apportare gli aggiornamenti degli eventi che vi avvengono o il tenere un diario autobiografico, accrescono un tesoro storico e comune e insegnano a tutti a non violare gli scritti personali che devono rimanere privati.5

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Note
  1. D. Demetrio, Informare, comunicare o narrare?, in Famiglia Oggi, Periodici San Paolo, Milano, 12 (2006) p. 9. img nota

  2. D. Barrilà, Punti di vista con delitto: quando le relazioni diventano sopraffazione, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2003, in “Accompagnare nel cammino dell’amore”. Quaderni della segreteria CEI, Anno XI, 3 (Gennaio 2007), p. 124. img nota

  3. Barrilà, Punti di vista con delitto, 124. img nota

  4. Oggi e-mail, Facebook, Whatsapp hanno sostituito la lettera cartacea, che conserva il suo fascino e materialità. img nota

  5. Demetrio, Informare, comunicare o narrare?, 8-13. img nota