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2.2 - La natura del linguaggio

"Qual è la natura del linguaggio? Scopriamo il linguaggio verbale e il linguaggio non verbale"

Con il termine linguaggio si identifica un sistema di segni, uno strumento di scambio di messaggi, una configurazione di condotta sociale.

Vygotsky definisce forme di linguaggio i segnali usati dai sordi e i movimenti del corpo usati dalle tribù primitive insieme ai suoni. Nella quotidianità il termine linguaggio lo ritroviamo associato alla politica, alla natura, alla burocrazia e non ultimo al mondo dei mass-media. Dobbiamo allora dedurre che il linguaggio non è solo un sistema di segni, una forma di comportamento sociale. Il linguaggio è anche

  • «[…] espressione del pensiero, manifestazione della sua intenzionalità».1

Ci poniamo di nuovo la domanda: cosa è il linguaggio? Per De Saussure il linguaggio è multiforme e fuori d’ogni schema. Possiamo solo affermare che

  • «costituisce una facoltà, una potenzialità».2

Volendo tirare le fila del discorso presentato intorno alla natura del linguaggio, seguiamo il sentiero che il De Saussure percorre nel libro Corso di linguistica generale, partendo dall’interpretazione del Pieretti.

Se intendiamo il linguaggio come una facoltà e una potenzialità, esso può rendere conto della complicanza e variabilità che si incontra negli usi. La capacità di parlare dell’uomo, cui scriviamo, non è quella fisiologica, ma è la facoltà di far nascere e usare i segni. Poiché il rapporto tra linguaggio e pensiero non è ancora chiarificato, non si può dire identificata la natura del linguaggio. Allora De Saussure elenca gli elementi per specificarne la natura:

  • «Il linguaggio […] è la facoltà di evocare segni. Il segno linguistico, secondo De Saussure, è 'la combinazione del concetto e dell’immagine acustica'3 ovvero l’associazione di un significato ad un significante. Il rapporto tra significato e significante […] si istituisce di fatto soltanto all’interno di un sistema linguistico ben determinato. La vera natura del segno quindi si può cogliere solo esaminando una lingua storica. Nel linguaggio invece, che è la facoltà di concepire e di impiegare i segni, essa è allo stato di potenza. Per questo si può anche dire che il linguaggio equivale alla possibilità di istituire il rapporto di significanza tra un significato ed un significante».4

Altro elemento è l’immagine acustica costitutiva del segno linguistico che non è il suono materiale, ma la rappresentazione data dalla testimonianza dei nostri sensi:

  • «Il linguaggio perciò, in quanto capacità di evocare dei segni, equivale alla possibilità di associare i concetti alle parole depositate nella memoria. E il pensiero che vi trova espressione si configura come un’attività che si traduce in suoni articolati mediante l’instaurazione di un rapporto di significazione».5

2.2.1 - Il linguaggio verbale e non-verbale

L’analisi sulla natura del linguaggio ci porta ad approfondire le differenze tra la lingua non-verbale e verbale. La dicotomia tra le due forme è necessaria per scoprirne le assonanze e le discordanze.

Una premessa è necessaria. Il linguaggio, come poter significare, è una potenzialità che permette agli uomini di comunicare. Per rendersi possibile questa comunicazione, il linguaggio, deve concretizzarsi e lo fa con la lingua, la quale diventa strumento di comunicazione. La lingua si compone, dell’insieme ordinato di rapporti che troviamo fra significati e significanti, e di segni che esprimono delle idee. Rispetto ai segni, però, la lingua è una totalità. Per questo motivo la lingua può essere confrontata con altre lingue più che con il linguaggio: dove per lingue intendiamo l’alfabeto dei sordomuti, i segnali militari, i riti simbolici.6 Tra lingue esiste una differenza, ed essa poggia sull’associazione

  • «di un insieme di significati ad un insieme di significanti».7

Allora quanti sono gli insiemi di significati tante sono le lingue.

Per molto tempo si è ritenuto che la differenza tra lingue verbali e non, risiedesse nella proprietà fonica delle lingue verbali. Oggi si sostiene che il parlare si può esprimere anche in altro modo, si pensi alla scrittura, al linguaggio interiore (endofasia), alla lingua mimico gestuale dei sordomuti, alla lingua tattile di Louise Braille inventata da questi per i ciechi. Alcuni studiosi, seguendo altri percorsi, ritengono che le lingue verbali si differenzino per la «doppia articolazione». Infatti essi sostengono che:

  • «per questa proprietà [….], sono sistemi di segni caratterizzati dal fatto che il piano dell’espressione si articola secondo due livelli, l’uno costituito di unità minime dotate di significato, chiamate monemi o morfemi, l’altro costituito di unità minime prive di significato, chiamate fonemi».8

Con questa proprietà l’uomo è capace di formulare pensieri sulla lingua stessa. Altri propongono la creatività come caratteristica unica della lingua verbale. Queste lingue, infatti, sarebbero le uniche a poter sfruttare la capacità dell’uomo di formulare pensieri ininterrottamente nuovi, ma anche neologismi aggiungiamo.

La critica fa notare che nessuna di queste tre posizioni sembra essere veramente esclusiva delle lingue parlate. Si sostiene che in realtà sia la «onnipotenza semantica» a essere la caratteristica che rende le lingue non-verbali secondarie. Tale onnipotenza, secondo i suoi sostenitori, è data dalla capacità di associare una idea qualsiasi a un suono qualunque. Con una forzatura, si sostiene che ogni esperienza o situazione umana è esprimibile attraverso i segni verbali. L‘onnipotenza semantica o semiotica, permette di dare una gerarchia alle varie lingue verbali, e ci consente di affermare che la lingua di uso quotidiano ha una supremazia rispetto alle altre. La lingua quotidiana non è costruita per scopi specifici, essa è per la comunicazione di ogni esperienza della vita a chi ci è vicino in quel dato momento della giornata. Per questa sua caratteristica, è possibile tradurre a essa anche le lingue scientifiche, ma la lingua quotidiana non permette di essere tradotta nel linguaggio scientifico.

In conclusione possiamo ritenere che il linguaggio si realizza sia per mezzo delle lingue verbali che non verbali. Ma le due categorie di lingue non vanno confuse. Esprimersi con le lingue non-verbali non sarà mai come esprimersi con una lingua verbale. É vero pure che alcune accompagnano il linguaggio verbale, come il linguaggio del corpo che spesso rafforza oppure ci permette di comprendere le sfumature del linguaggio verbale. Il linguaggio del corpo però è anche quello che può fare eccezione. Infatti, quando ciò che si esprime attraverso la parola, non concorda con la gestualità, con la postura del corpo, si tende a dare credibilità a questi ultimi perché considerati difficilmente falsificabili.9

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Note
  1. Pieretti, Linguaggio, 15. img nota

  2. Pieretti, Linguaggio, 15. img nota

  3. F. De Saussure, Corso di linguistica generale, p. 85, in Pieretti, Linguaggio, 15. img nota

  4. Pieretti, Linguaggio, 15. img nota

  5. Pieretti, Linguaggio, 16. img nota

  6. Pieretti, Linguaggio, 19. img nota

  7. Pieretti, Linguaggio, 19. img nota

  8. Pieretti, Linguaggio, 20. img nota

  9. E. Monti, Comunicazione, in Nuovo Dizionario di Sociologia, a cura di F. Demarchi - A. Ellena - B. Cattarinussi, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 19943, p. 452. img nota