Parola Narrata

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  1. Capitolo II
  2. La ricerca di un luogo e uno spazio di dialogo

2. La ricerca di un luogo e uno spazio di dialogo

"La famiglia deve trovarsi uno spazio di dialogo, un tempo per parlare. Si fa troppo silenzio sull'essenziale tra gli sposi e con i figli"

Vedremo nel prossimo capitolo come la tv è considerata un "nuovo focolare domestico". É però necessario che la famiglia sia capace di trovare gli argomenti da trattare nel dialogo familiare a prescindere dai contenuti (anche quando validi) serviti dalla tv, come da parte di altri media. Cioè la famiglia deve compiere, a nostro parere, quello sforzo di trovare argomenti per parlare, che mostrano la volontà di dialogo e che allenano le singole persone all’uso della parola e a trovare i punti di contatto con gli altri membri della famiglia, attraverso espedienti autonomi.

Secondo l’indagine multiscopo dell’Istat I tempi della vita quotidiana, cui abbiamo fatto già riferimento nel capitolo precedente, lo stare insieme durante i pasti è uno dei momenti in cui la coppia e i figli hanno modo di socializzare più che durante altri tempi della giornata. L’indagine non può fornirci informazioni su quanto dello spazio trascorso intorno alla tavola è dedicato al dialogo, né fornisce dati sulla quantità e la qualità del dialogo che richiederebbe altri strumenti di indagine non contemplati.1 In particolare la cena è il pasto più condiviso2 a causa delle varie attività che impegnano sia i genitori che i figli fuori dell’ambiente domestico durante le ore diurne della giornata. La figura meno presente, in termini di tempi, durante tutti i pasti, è la paterna.3

L’indagine fa notare che il condividere insieme i pasti è un uso che forse appartiene sempre meno alle giovani famiglie, come se il condividere i pasti fosse un elemento tradizionale non più appartenente ai tempi odierni.4 A noi sembra comunque insufficiente il tempo dei pasti come unico spazio della giornata nel quale soffermarsi a dialogare in famiglia. Altri momenti e spazi sono sicuramente presenti in una famiglia e forse sono così difficili da rilevare, che una indagine statistica non potrà mai contenerli. La famiglia però dovrebbe liberare la fantasia alla ricerca di forme originali di incontro.

Spazi in cui la famiglia parla di se stessa

Vediamo ancora una volta emergere il fondamentale ruolo educativo dei genitori. Essi dovrebbero creare nell’ambito familiare spazi temporali e fisici nei quali la famiglia parla di se stessa. Un luogo fisico nel senso che sarebbe scelta la stanza della casa più consona a svolgere il ruolo di “focolare”, penso in particolare al salotto. Lo spazio temporale potrebbe essere la sera, in quanto, solitamente le attività che portano a stare fuori casa sono terminate per tutti. Dipende ovviamente dall'attività lavorativa dei genitori...

La coppia di sposi sin dall’inizio del loro stare insieme, come momento di crescita, potrebbe scegliere una sera della settimana durante la quale, anziché guardare un programma alla tv o andare al cinema, si incontra per parlare di se stessa e delle difficoltà incontrate durante la settimana o per riflettere su un evento vissuto e da partecipare con il partner. L’auto educazione al dialogo che la coppia porta avanti settimanalmente per se stessa, con l’arrivo dei figli dovrebbe continuare e prevedere il loro coinvolgimento quando avranno l’età. Un giorno utile potrebbe essere il venerdì sera, che solitamente conclude la settimana lavorativa o la domenica sera: il sabato e i giorni festivi sono quelli in cui, secondo le recenti indagini sull’uso del tempo pubblicate dall’Istat, offrono più tempo libero a disposizione da poter impegnare.

Ci sembra che oggi le famiglie dedicano poco tempo alle questioni essenziali che le riguardano; poco tempo è dedicato all’essenziale conoscenza tra i membri che non si può mai considerare come scontata, raggiunta, assodata. Ogni uomo è un abisso per se stesso: figuriamoci per l’altro. In ogni uomo, nell’altro, c’è sempre da scoprire. A maggior ragione, per lo speciale vincolo d’amore che unisce i coniugi tra loro e i figli con loro, la scoperta dell’altro dovrebbe essere vista come una necessità, un desiderio sempre vivo e inappagabile. Una volontà d’amore dovrebbe spingere ogni sposo a conoscere la sua sposa e viceversa, il fratello a conoscere la sorella, la figlia a conoscere il padre e la madre. Una volontà di ricerca che, in quest’ambito specifico, si sforza e si sacrifica nel conoscere l’altro. Una ricerca che per lo sposo e la sposa concretizza quel “io accolgo te” pronunciato durante il Sacramento del matrimonio, trasformazione nella pratica del dono di se stessi che l’uno ha voluto fare all’altra, e viceversa, nel giorno dell’unione matrimoniale. Conseguentemente è il donarsi, lo spendersi concretamente per i figli che verranno.

La stessa ricerca incessante di conoscere i figli attraverso l’ascolto della parola, nel rapporto genitore-figlio, diventa metodo educativo che insegna al figlio/a ad ascoltare, perché come abbiamo letto nel capitolo uno al paragrafo tre e seguenti sotto paragrafi, è dall’ascolto dell’altro che impariamo il vero uso del linguaggio come parola.

Si obietta che manca il tempo per tutto e quindi il tempo al dialogo è il primo ad essere sacrificato. Una osservazione e una domanda si impongono. L’osservazione riguarda il tempo libero, che probabilmente dedichiamo per scopi non sempre diretti al vero bene. La domanda è la seguente: il dialogo esprime l’amore per l’altro e l’amore è il fondamento d’una famiglia, si può, allora, sacrificare il dialogo? Si può fare a meno delle fondamenta nella costruzione di un edificio? Il dialogo deve invece tornare al centro della famiglia, è necessario fargli acquistare spazio. Deve essere un ospite al quale aggiungere un posto a tavola, un ospite che deve trasformarsi in membro permanente della famiglia. Presente in salotto come nella camera da letto, presente tra genitori e figli, presente sempre quando è necessario.

Troppo silenzio sull'essenziale

Jean Guitton nell’introduzione al suo libro, Silenzio sull’essenziale, scrive:

  • «Sull’essenziale, in tutti i campi, si fa silenzio. É indubbiamente una necessità tacere sull’essenza: con estremo pudore si rispetta la zona dell’ineffabile, del “non detto”. Per dei motivi di pace, di carità, e talvolta a causa dell’impotenza di ogni linguaggio, si onora l’essenziale con il silenzio. Nelle famiglie più unite, negli amori più teneri ci sono degli argomenti di cui non bisogna parlare. Allo stesso modo il silenzio sulla morte è per l’essere pensante una condizione di sicurezza e di vita.

    Ma arriva un momento in cui questo silenzio sull’essenziale non può più essere mantenuto senza obliterare il dovere della sincerità e della verità e senza mettere in pericolo l’essenziale stesso. Allora si capisce che quel rispetto così vivo dell’uomo per l’uomo, […] che consiglia di tacere sulle essenze, non può essere conservato senza cattiva coscienza».5

Si può, in un tempo in cui sempre più giovani considerati normali, si schiantano con l'auto a 180 Km/h, violentano in gruppo loro coetanee, si ammazzano a diciassette anni perché non si sentono all’altezza del compito che la vita gli affida, ancora pensare che non è poi così importante ascoltare i nostri giovani? É tollerabile fare ancora silenzio sull’essenziale in un tempo in cui le famiglie, considerate dai parenti e i vicini di casa come normali, per un ascesso di pazzia d’uno dei membri si estinguono in pochi minuti di follia omicida? Si può ancora considerare il dialogo, marginale nella vita di una famiglia?

Forse le ultime righe risultano troppo teatrali o drammatiche, a qualcuno pessimiste o dure. Ci sia consentito di avanzare la seguente riflessione prima di giungere a una conclusione sulle nostre osservazioni. Dare tempo alla parola semplice del figlio che avverte tutta l’inadeguatezza nel gestire le prime emozioni d’amore suscitate dalla compagna di banco, fare spazio alla parola che si fa sfogo di una frustrazione nello sposo o nella sposa, dare accoglienza dentro di se alle parole della figlia che vive la complessità del suo essere adolescente, può essere una delle armi vincenti. La parola contro le separazioni e i divorzi rapidi, la parola contro la decisione di scappare di casa pur di non affrontare la vita, la parola ogni volta che un atto inaspettato sconvolge l’apparente tranquillità e normalità familiare. La libertà data al raccontarsi e il tempo dedicato all’ascolto, saranno un segno d’amore che costruirà il futuro d’ogni persona della famiglia.

Costruire il futuro di un figlio/a, nel senso cui sopra, non è metterlo in condizione di avere tutti gli strumenti per aprirsi le porte verso una carriera di sicuro successo, è tracciargli una strada verso la felicità ben più sicura e di maggiore successo: il successo delle sane relazioni con gli amici, con la fidanzata/o, con i propri figli – frutto di un sano e splendido matrimonio privo di inutili intoppi –, una carriera lavorativa gratificante perché fondata su relazioni produttive.

...arriva un momento in cui questo silenzio sull’essenziale non può più essere mantenuto...

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Note
  1. In realtà il capitolo sette dell’indagine I tempi della vita quotidiana, consente uno studio sui diari giornalieri compilati dai partecipanti. La ricerca in tal senso è ancora in fase sperimentale. p. 311. img nota

  2. I tempi della vita quotidiana, 296. img nota

  3. I tempi della vita quotidiana, 297. img nota

  4. I tempi della vita quotidiana, 297. img nota

  5. J. Guitton, Silenzio sull’essenziale, Edizioni Paoline, Milano, 1991, p. 9. img nota