Parola Narrata

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  1. Conclusioni del paragrafo

1.2 - Conclusioni del paragrafo

"In famiglia qualche sera la tv si può spegnere per parlare di sè. La pratica del 'Cineforum familiare'"

Le famiglie del campione definiscono la tv un passatempo e pure una perdita di tempo. La tv non è vista molto come mezzo culturale, quanto d’intrattenimento (nel senso di trascorrere il tempo, d’attrarre a se). Anche se il telegiornale è d’obbligo in quasi tutte le famiglie all’ora di pranzo e/o di cena.

La tv unisce e divide. Unisce quando c’è l’interesse comune di stare insieme, e, il programma di prima serata, si trasforma in calamita capace di attrarre tutti a se. Divide quando prevalgono gli interessi personali. Spesso si ricorre all’acquisto di nuovi tv color per sedare le contese, il cui risultato è la creazione di sottogruppi familiari: una parte consuma un programma in una stanza e l’altra parte usa la seconda tv.

Quali argomenti TV fanno discutere la famiglia?

Soffermiamoci ora su cosa la tv fa discutere gli attori del nucleo familiare e se ciò che è discusso è veramente utile. Perché vi è anche una utilità, diremmo… dialogica. Non tutto ciò che si esprime con le parole è veramente utile.

La ricerca definisce la tv come un “focolare elettronico”.1 Ovvero, così come prima della tv, nei costumi italiani, la famiglia si riuniva intorno al fuoco del camino per dialogare, ora ciò avviene intorno al televisore. Noi crediamo che a priori non si possa considerare tale pratica – tutta la famiglia guarda insieme la tv – scorretta, o non pienamente utile al dialogo familiare. La ricerca stessa ha appurato, come grazie al medium televisivo si crea dibattito in famiglia, c’è un vivace scambio di battute. I membri della famiglia, quindi, dialogano grazie alla tv perché fa parlare di se stessa, dei programmi, dei messaggi che essa trasmette nelle case. Inoltre, non si può escludere a priori che la tv non faccia parlare la famiglia di motivi importanti. Se il programma consumato è di valore, come può essere un programma educativo per ragazzi, un documentario o un film che ben presenta un problema sociale che raggiunge la famiglia nelle sue dinamiche, la tv si presenta come strumento di crescita.

É possibilissimo che attraverso la visione di un programma e del suo contenuto, si crei un dialogo che mette in campo le esperienze vissute dei membri, i dubbi, le considerazioni, le domande, le paure e il proprio punto di vista con riferimento a quell’argomento. Una trasmissione altrice del dialogo familiare è meritevole di lode: la tv avrà assolto, al ruolo di strumento educativo. Il problema sorge, quando la qualità dei programmi visti è scadente o lanciano messaggi apparentemente innocui che, in verità, entrano a poco a poco nella consuetudine familiare attraverso la persona che assimila quel contenuto e, attraverso di lei, nella società. Programmi scadenti, spostano l’oggetto della conversazione su argomenti che spesso non sfiorano neppure i problemi reali della famiglia. Se li toccano, è fatto in modo superficiale, dando chiavi di lettura o di soluzione distorte.

Un altro rischio presente, riguarda i dialoghi tra i familiari conviventi di cui abbiamo già scritto sopra. Il cuore dei dialoghi dovrebbe essere la vita dell’altro in famiglia, invece è la vita dell’altro in tv ad essere il cuore dei dialoghi. Altro pericolo è il seguente. La tv facendo parlare di se stessa e dei suoi contenuti, delle volte non lascia spazio al dialogo intra e inter familiare, vale a dire, spazio al dialogo intragenerazionale e intergenerazionale.

Noi crediamo non si possa lasciare sempre e solo alla tv il compito di suggerire questioni importanti. Deve partire da noi, dai genitori, dai figli, un dialogo intorno a temi essenziali senza dover sempre prendere a prestito dai media. Allora ben venga l’uso del medium tv, come strumento di crescita personale o comunitaria (intendendo il nucleo familiare), quando i contenuti della trasmissione raggiungono tale scopo di elevazione, però, crediamo che la tv qualche sera vada spenta per lasciar parlare la famiglia, senza mediatori.

Ricordiamo tutte le proposte avanzate nel capitolo precedente, le quali rispondo all’esigenza di non avvalersi della tv come mediatore, ma neanche degli altri media. Se al centro dei dibattiti familiari poniamo (giusto per un esempio) i problemi del nostro calciatore preferito o della squadra di calcio del cuore, a partire dalle notizie prese dal quotidiano sportivo, anche questa è una costante invasione (termine opportunamente calcistico) del medium nei discorsi familiari. L’invasione, per essere coerenti con il nostro discorso, è invasione quando l’argomento calcio, come può essere la trama di una telenovelas, sono sempre e unicamente nei dialoghi familiari. Dove vanno a finire, in questi casi, i dialoghi intorno agli argomenti che riguardano più da vicino, esistenzialmente, le famiglie? Tant’è che ci sentiamo in dovere di rilevare che gli stessi discorsi messi in luce dalla ricerca di carattere qualitativo, evidenziano una grossa carenza di rapporti dialogici incentrati su argomenti fondamentali. Quali sono gli argomenti fondamentali? Tutti quelli diretti alla conoscenza dell’altro, tutti quelli diretti all’educazione a 360 gradi.

Il cineforum familiare

Una buona iniziativa a favore del dialogo, che invece parte dall’uso dei mediatori, potrebbe essere il cineforum familiare. Scelto il film della sera da vedere tutti insieme, subito dopo, o scegliendo un’altra sera della settimana, in cui la tv resterà spenta e gli altri medium al margine, si passerà a commentare il film visto, fornendo le proprie impressioni. Poi il moderatore, generalmente i genitori, potranno sviscerare con i propri figli alcuni dei contenuti del film. Ponendo al centro i problemi trattati nel film, i genitori svolgerebbero la loro azione educativa,2 fornendo una chiave di lettura su quei lati della vita non ancora chiari ai propri figli. Oppure se il film tocca tematiche adolescenziali e in famiglia c’è un figlio adolescente, potrebbe essere un’utile occasione per i genitori di avvicinarsi al figlio e, per il figlio, una opportunità per mettere al centro del dialogo il suo problema personale.

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Note
  1. L’Ospite fisso, 92. img nota

  2. «[…]l’odierno modo di vivere […] porta assai spesso le famiglie a scaricarsi delle loro responsabilità educative, trovando nella facilità di evasione (rappresentata, in casa, specialmente dalla televisione e da certe pubblicazioni), il modo di tenere occupati tempo ed attività dei bambini e dei ragazzi». Familiaris Consortio, n° 76. img nota