Parola Narrata

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  1. La parola nel rapporto tra mass media e famiglia visto con gli occhi di una ricerca

1. La parola nel rapporto tra mass media e famiglia visto con gli occhi di una ricerca

"Che rapporto hanno le famiglie con la televisione? E' la TV a cambiare la famiglia o i mass media mettono a nudo i problemi già presenti?"

Tra il 1993 e il 1994 il Cisf1 (Centro Internazionale Studi Famiglia) ha condotto una ricerca etnografica,2 su un campione di 32 famiglie residenti nelle città di Milano, Rimini, Brindisi e Pozzallo (Rc). La ricerca si è basata su osservazioni dirette condotte da ricercatori che hanno convissuto con le famiglie durante specifiche fasce orarie, predeterminate in fase di progettazione della ricerca. I ricercatori hanno registrato commenti e discussioni, annotato gesti e posture durante la visione della Televisione e la fruizione di altri mass media. Hanno fatto ricorso all’analisi testuale dei commenti spontanei esplicitati durante la fruizione dei programmi televisivi. L’indagine, infatti, si è concentrata principalmente sul mezzo televisivo. La ricerca ha avuto come scopi, la comprensione del consumo familiare dei mass media; la verifica, con un metodo originale, di quanto i metodi tradizionali della sociologia e psicologia hanno evinto nei loro studi.

Una prima conferma dei presupposti teorici ha riguardato la struttura relazionale della famiglia, la quale, è dimostrato, influenza il modo di consumare i mezzi di comunicazione. Una famiglia che appartiene a una sub-cultura letterata dirige i suoi interessi verso media impegnati, mentre una famiglia di una sub-cultura illetterata pende verso media evasivi e generalisti.3 In una famiglia a sistema chiuso, con alto grado di conflitto interno, si predilige consumare media a struttura narrativa, per compensare i vuoti lasciati dalla mancanza di normali relazioni con i familiari conviventi. All’opposto, le famiglie dette a sistema aperto acquistano e usano media che comportano scelte attive, cioè acquistano riviste di settore e frequentano le sale cinematografiche. Famiglie con relazioni forti sono capaci di gestire la presenza di diversi media al loro interno senza effetti collaterali, mentre famiglie meno compatte proiettano la fragilità relazionale sull’utilizzo dei media. Quindi, secondo queste ricerche i mass media non hanno tutte le colpe cui si attribuiscono: quotidiani, radio, tv, più che apportatori di cambiamenti, mettono a nudo ciò che nella famiglia è latente.4

Le paure dei genitori verso la televisione

L’indagine ha portato alla luce un comportamento delle famiglie del campione ambivalente nei confronti della televisione in particolare: da un lato non ne possono fare a meno, dall’altro nutrono una certa paura. La paura è soprattutto dei genitori e si mostra in modalità così confuse che sembra non conoscano il medium. Le paure si riferiscono soprattutto alla possibilità che essa rubi tempo prezioso a chi la guarda, che impedisca di svolgere altre attività più importanti come lo studio dei figli. L’ansia da perdita di tempo fa emergere una caratteristica comune ai singoli soggetti della ricerca, inclusi i giovani, nei confronti della tv: il bene o il male che può causare il mezzo è associato alla quantità di tempo passata davanti la tv piuttosto che alla tipologia e qualità del programma. Vi è poi il timore che renda passivi, intellettualmente pigri e poco inclini alla scelta critica. C’è il timore che la tv isoli i membri della famiglia perché favorisce il consumo individuale. Si teme che la televisione mostri una realtà del quotidiano falsa, non esistente nella vita di tutti i giorni.

La percezione generale del campione di famiglie ha la sensazione che dal mezzo non ci si possa difendere, addirittura. La tendenza opposta, stranamente condivisa anche da chi mostra paura nei confronti dello strumento, considera il medium televisivo utile e necessario per apprendere le notizie dal mondo, il quale ha il merito di accendere nuovi interessi nei singoli, di divertire, di insegnare, di svuotare la testa dopo una giornata di duro lavoro. La tv è pure considerata come utile suggeritore di argomenti da usare nel contesto di lavoro o con gli amici, mentre in famiglia le si attribuisce anche il merito di fare da collante.

"...i mass media non hanno tutte le colpe cui si attribuiscono..."

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Note
  1. Coinvolgendo Rai, Rti, Telenova, Verifica Qualitativa Programmi Trasmessi ecc. img nota

  2. «L’approccio etnografico punta ad analizzare il consumo mediale nel suo concreto svolgersi e, […], a correlarlo alle dinamiche interpersonali che accompagnano la fruizione, agli atteggiamenti e ai comportamenti di chi fruisce, ai processi di rielaborazione di quanto è fruito […]ecc.». CISF, L’ospite fisso. Televisione e mass media nelle famiglie italiane, a cura di F. Casetti, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 1995, p. 18. img nota

  3. «Il titolo di studio influisce considerevolmente sui gusti del pubblico determinando delle polarizzazioni piuttosto nette tra titoli di studio alti e bassi. Sono più numerose le persone con titoli di studio alti che seguono trasmissioni come i telegiornali, le trasmissioni culturali, i documenti e le trasmissioni a sfondo politico, salute, natura, ambiente e viaggi e i film. Le persone con titoli di studio bassi prediligono invece i programmi religiosi, le telenovelas e le soap-opera, gli sceneggiati, i giochi a quiz e i varietà. Tali differenze sono ancora più rilevanti se si considera che permangono a parità di età». Indagine Multiscopo sulle famiglie. “I cittadini e il tempo libero”, vol. I cittadini e le tecnologie della comunicazione, a cura di A Morrone, Istat, Roma, 2000, p. 29. img nota

  4. L’Ospite fisso, 13-17. img nota