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Ultima Cena del Tintoretto. Istituzione dell'Eucaristia di Rubens. Il Tavolo interattivo. Parete fotografica

Le installazioni presenti nel percorso del Padiglione Santa Sede per Expo Milano 2015: arte, cibo, cultura

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Venezia, Chiesa di san trovaso

arrow leftUltima cena, Tintoretto

Il vero nome del Tintoretto è Jacopo Robusti. La sua "Ultima cena" è un olio su tela di 221 x 413 cm, solitamente esposto a Venezia presso la chiesa di San Trovaso. L'opera gli venne commissionata dalla Scuola del Sacramento ed è datata 1561-62.

Il Cristo è seduto con i discepoli, il pane e il vino sono già stati distribuiti. I commensali dialogano tra loro, quando Giuda si avvicina a Gesù. La scena ritrae proprio il momento in cui si annuncia il tradimento.

La scena dipinta dal Tintoretto è semplice e fatta di suppellettili molto povere come le sedie di paglia e la tavola spoglia. Sullo sfondo si notano due figure sostare in un ambiente architettonico diverso dalla scena ritratta in primo piano.

Non è la prima volta che il Tintoretto si cimenta in un'opera con tema l'ultima cena. Gli altri dipinti sono in San Polo e nella Sala Grande della scuola di San Rocco.

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Museo diocesano Ancona

arrow leftIstituzione dell'Eucaristia, Paul Rubens

Jan Raes da Peter Paul Rubens, dipinse l'arazzo di 500 x 350 cm intorno al 1630. Sono anni in cui più volte dipinge la scena dell'ultima cena. Basti pensare all'Ultima Cena conservata nella Pinacoteca di Brera, al bozzetto del museo Puskin di Mosca.

La scena è ambientata in un contesto architettonico molto simile a una chiesa, con un altare posto dietro Gesù. Il momento è quello dell'Istituzione dell'Eucaristia sotto la forma unica del pane, come prevedeva il Concilio di Trento. L'unica figura che guarda lo spettatore e non la mensa è Giuda: il traditore.

L'arazzo è stato ritrovato nel 1821 nella chiesa del Santissimo Sacramento di Ancona. Ha subito un lungo processo di restauro durato fino al 1984, a causa dei danni subiti durante la seconda guerra mondiale. Ora è esposto presso il museo diocesano di Ancona.

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arrow leftIl tavolo interattivo

Il tavolo interattivo è l'ultima tappa del percorso all'interno del Padiglione Santa Sede. Impossibile non notare il lungo tavolo 11 x 1,2 metri posto al centro dello spazio espositivo. Alto 88 centimetri, sarà suddiviso in 14 settori per altrettanti videoproiettori. 28 sensori di posizione, posti sui lati lunghi del tavolo a una distanza di 80 cm l'uno dall'altro, renderanno l'esperienza tra visitatore e tavolo interattivo unica.

Una mensa, un tavolo da lavoro, un tavolo da cucina fatto in legno, materiale povero e nobile allo stesso tempo.

Avvicinandoci a una porzione di tavolo, verrà proiettato un filmato riguardo un'azione compiuta intorno al tavolo. Azioni riguardanti il cibo e la nutrizione, ma anche il lavoro e il fare in generale. Se poi ci avvicineremo a più sensori, il complesso software farà partire più visualizzazioni correlate insieme.

Due braccia scriveranno al computer, faranno colazione, spezzeranno il pane, sfoglieranno le pagine di un libro, ammanettate lasceranno l'impronta del dito prima di andare in prigione, mangeranno un panino, emetteranno una sentenza.
Il progetto è una realizzazione dello studio mammafotogramma di Milano. In anteprima, potete vedere le immagini del tavolo scorrere quì sotto. Leggi l'intervista a Ettore Tripodi di MammaFotogramma.

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Figura intera del tavolo interattivo Scene legate alla condivisione, al lavoro e al fare Il gioco, pane per la colazione, lavoro, pellegrinaggio Corrispondenza tra più scene Un insieme di scene proiettate nei 14 settori

Parete fotografica e cinematografica

Un viaggio fotografico sul senso della fame delll'uomo. Fame di cibo e fame spirituale. Fame come ferite: del cuore, della mente, del creato, del corpo.

Sofferenza dell'uomo La sofferenza dell'uomo raffigurata in 86 scatti su schermi 70x100 e 91 fotografie stampate in vari formati. Ad accompagnare e delimitare il percorso fotografico, 25 stampe effetto stain glass, in rappresentanza dei 5 continenti della terra. Il loro effetto scenografico, ricorda il riflesso delle vetrate del Duomo di Milano sulle colonne interne.

Tre le sezioni della mostra fotografica, dedicate alla rottura dell'alleanza tra l'uomo e Dio-creatore: Conflitti, Disequilibrio, De-Creazione. Dignità del lavoro Ciascuna foto è accompagnata da una parola o una frase di Papa Francesco: complicità corruzione, pace, misericordia, schiavitù, lavoro, dignità, ecc.

Il progetto è stato realizzato per Cor Unum dalla regista Lia G. Beltrami della Aurora Vision. Gli scatti fotografici sono di numerosi fotografi professionisti, giornalisti di reportage e giovani fotografi di tutto il mondo.

Le foto quì esposte sono quelle che vedrete nel Padiglione della Santa Sede. Esse appartengono ai fotografi e giornalisti internazionali coinvolti nel progetto.

La parete cinematografica presenta tre cortometraggi dedicati alla carità cristiana. Essi sono: Un boccone di pane, Rinfrancatevi il cuore di Lia Beltrami; Un po' d'acqua, di Marco Pisano. La fotografia dei film è di Ferran Rubio Paredes.

 

Fame del corpo     Bomba inesplosa

 

 

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