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Diario eventi Women's Weeks

Le fattorie sociali, le donne imprenditrici, lo sviluppo industriale delle donne

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Emma Bonino
Foto: Expo 2015/Daniele Mascolo.

Per due settimane Expo Milano 2015 è diventata la capitale mondiale delle donne, dei loro diritti, della necessità che il potenziale femminile sia espresso per la loro emancipazione e per il bene di tutti.

Al centro dei convegni, dibattiti e tavole rotonde, la donna come imprenditrice capace di generare profitto, a sua volta genera benessere sociale e non speculazione fine a se stessa.

Riportiamo di seguito, come in un diario cronologico, il resoconto di tre incontri annunciati in precedenti articoli su questo sito e avvenuti nei giorni scorsi.

1 luglio. Good Goods: il ruolo delle fattorie sociali

Il convegno è servito agli attori partecipanti per confrontarsi sull'importante ruolo che stanno rivestendo le fattorie sociali. Un nuovo modello di agricoltura, capace di includere le persone, ridurre le distanze e azzerare l'emarginazione di molti cittadini. E proprio per la loro caratteristica d'essere sociali e rivolte a tutti, nascono sostenibili da un punto di vista ambientale.

Ne hanno parlato Fondazione San Patrignano, Valore D, il Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, l'ex sindaco di Milano Letizia Moratti.

La Fondazione San Patrignano è un esempio di fattoria sociale riuscita. Grazie alla sua attività produttiva, molti ragazzi tossicodipendenti escono dal tunnel della droga, imparano un mestiere oggi necessario, recuperano la loro dignità nella società.

Dice la Moratti: «L'aspetto sociale è un elemento evolutivo dell'agricoltura. Le fattorie sociali corrispondono a un nuovo modello di sviluppo sostenibile, grazie al loro ruolo educativo e di inclusione delle persone in difficoltà. Ora che la forbice si allarga tra il welfare offerto dagli Stati e la domanda, il gap va colmato con modalità diverse di inclusione: le fattorie sociali sono uno straordinario esempio di evoluzione di modello di welfare».

Il modello delle fattorie sociali è anche oggetto di una legge di regolamentazione ora al Senato. Una legge di riconoscimento che potrebbe dare il via a un nuovo filone lavorativo nell'agricoltura italiana.

4 luglio. Donne imprenditrici tra Italia e Mali

Di un nuovo modello economico che parte dalle iniziative delle donne, ha parlato l'AIDDA — Associazione imprenditrici e donne dirigenti d'azienda —, nell'incontro del 4 luglio, organizzato nell'ambito di un Tour nazionale dedicato all'imprenditoria femminile e al tema di Expo 2015.

Alla conferenza ha partecipato l'ambasciatrice culturale del Mali, Ami Damba che in Mali porta avanti un progetto di promozione dell'imprenditoria femminile, attraverso la ong Cuore del Mali. Ami Damba considera le donne "un motore per le comunità, grazie al loro senso di responsabilità e affidabilità".

La presidente dell'AIDDA Franca Audisio Rangoni, ha sottolineato quello che considera il contributo più significativo delle donne, ovvero, "l'ancestrale spirito distributivo: nel fare le porzioni la più grande è per i più deboli".

La Presidente Rangoni, riferendosi al tema dell'Esposizione Universale, ha espresso un auspicio: «Se 'Nutrire il pianeta, Energia per la vita' cesserà di essere uno slogan e diventerà un piano d'azione, allora Expo potrà celebrare il suo vero successo».

6 luglio. Sviluppo industriale per rafforzare il ruolo della donna in Medio Oriente e Nord Africa

Il convegno ha avuto come oggetto lo sviluppo imprenditoriale nel Medio Oriente e nel Nord Africa, ad opera di UNIDO, progetto al quale partecipa anche il Ministero degli affari esteri italiano con un milione di euro. Il progetto vede la cooperazione di ministeri e associazioni dei seguenti Stati: Giordania, Tunisia, Libano, Egitto, Marocco e Palestina.

Monica Carcò, capo unità investimenti di UNIDO ha spiegato: «In questi sei Paesi le donne e i giovani hanno un tasso di disoccupazione doppio rispetto agli uomini. Non c'è pace senza giustizia ma non c'è pace sociale senza impiego, per questo UNIDO lavora su questo fronte».

Il progetto sostiene le imprese create da donne e migliora l'ambiente imprenditoriale. Perché come ha ricordato Emma Bonino, presidente Women for Expo e fondatrice di No Peace without justice, «non utilizzare la metà della popolazione o costruire l'economia con metà delle energie del mondo è uno spreco. Anche solo per questo bisogna coinvolgere le donne nello sviluppo economico, senza entrare nel merito del femminismo».

Giovanna Melandri, presidente Human Foundation, ha posto l'attenzione sui progetti e gli investimenti a forte impatto sociale, i quali «movimentano nel mondo 600 miliardi di dollari. Sono imprese che attivano flussi di finanza non speculativa ma generativa e che sanno rispondere ai bisogni sociali in modo definito e misurabile, dando vita a nuove politiche preventive e di welfare».

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