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National Day Romania per immagini

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Il Presidente della Camera dei Deputati di Romania Valeriu Zgonea alla Cerimonia. Foto: Expo 2015. Parata sul Decumano della Romania. Fotografie: Expo 2015. Primo piano dei giovani di Sibius. Ballo del gruppo 'Junii Sibiului'. Le coppie di ballo si sono esibite davanti l'Expo Centre. Una coppia romena in abiti tradizionali all'Expo 2015. Il Presidente Zgonea si muove verso Palazzo Italia. Tre giovani donne rumene posano davanti al Padiglione Romania. Le delegazione in posa all'ingresso del Padiglione Romania. Il Presidente della Camera dei Deputati di Romania Valeriu Zgonea a Palazzo Italia. Il Presidente Valeriu Zgonea mano nella mano con la moglie. Un altro momento della visita a Palazzo Italia. La Romania visita Palazzo Italia. Il plastico della contraddizione: Se nel Mediterraneo non ci fosse l'Italia? Il Forum economico e di Investimenti tra Romania e partner internazionali a Expo 2015.
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L'Italia pratica il Land Grabbing in Romania?

Il National Day della Romania del 29 luglio, si è incentrato molto sugli scambi commerciali grazie a due meeting organizzati all'interno del Sito Espositivo. La Romania punta ad ampliare il suo raggio di azione commerciale e ad attrarre maggiori investimenti nel Paese oltre che nuovi imprenditori.

A condurre la delegazione rumena il Presidente della Camera dei Deputati di Romania Valeriu Zgonea accompagnato dalla moglie. Questi, nel suo discorso, ha ricordato l'importanza dell'Italia nell'economia del Paese ed ha elogiato l'Expo:

«La Romania sostiene lo sviluppo e la diversificazione della cooperazione economica, particolarmente nel settore dell'energia, nell'agricoltura e nel settore bancario. Siamo all'esposizione più importante del pianeta, che rappresenta un luogo di confronto e di idee per trovare soluzioni che permettano di vivere in un mondo sicuro e sano. Il nostro dovere è creare le condizioni necessarie per la produzione, lavorazione e distribuzione alimentare equilibrata».

Per l'Italia c'era il Viceministro alle politiche agricole Andrea Olivero, il quale ha ricordato che: «Le relazioni economiche tra i due Paesi sono in forte crescita con un interscambio di 12 miliardi di euro nel 2014, 7% in più rispetto al 2013. L'Italia è il secondo partner commerciale del Paese, dietro solo alla Germania. Tra i settori più promettenti c'è l'agroindustriale, un asset strategico per l'economia romena, in considerazione dell'eccellente qualità del terreno. L'Italia è al primo posto con quasi il 30% del totale dei terreni agricoli romeni posseduti da stranieri. La Romania ha quindi tutte le possibilità per diventare il granaio d'Europa. Queste grandi potenzialità rendono la vostra presenza all'Esposizione Universale di estrema importanza e testimoniano il ruolo che Bucarest può svolgere nel percorso che porta ad una completa sostenibilità dello sviluppo agricolo».

L'Italia e il Land Grabbing

Speriamo solo che questo "sviluppo agricolo" sostenibile non sia a scapito dei rumeni, dal momento che in queste parole, il Viceministro Olivero, ha praticamente affermato che anche l'Italia pratica il land grabbing. Il land grabbing è una controversa pratica messa in atto dai maggiori Paesi del mondo, con l'acquisto o l'affitto di porzioni di terre agricole nei Paesi in via di sviluppo. Possedere, per l'Italia, il "30% del totale dei terreni agricoli romeni" in mano degli stranieri, è affermare questa pratica da parte del nostro Paese con pieno appoggio politico.

Affermare che la "Romania ha tutte le possibilità di diventare il granaio d'Europa", potrebbe risultare colonialismo commerciale da parte di Paesi Europei su altri Paesi Europei che, tra l'altro, fanno parte della UE.

Il Land Grabbing consente, a chi lo pratica, di assicurarsi riserve di grano e di altri prodotti agricoli, qualora i propri terreni nazionali non fossero più capaci di produrne. Questa pratica, oltre a mettere in sudditanza un altro Paese, crea squilibri sociali su scala internazionale. In più, rischia di mettere a repentaglio il diritto di accesso al cibo e di sicurezza alimentare del Paese che lo subisce. Proprio l'opposto di quanto affermato dalla Carta di Milano, firmata anche dall'Italia e dall'Italia voluta come lascito per il dopo Expo 2015.

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